di Raffaele Curcio
L’impresa è talmente grande che ha bisogno di far sedimentare euforia, gioia, incredulità e piacere, per le tante congratulazioni ricevute. Poi ti viene da ripensare al lungo percorso che ha portato ad alzare la coppa europea a Budapest, in casa di un club che quel trofeo l’ha vinto più volte nella sua storia centenaria. E io, che quella panchina l’ho conosciuta a lungo in passato, ho rivissuto un film con tanti nomi (il cognome è Quattro Mori): G. Franca, Vita, Graziella, Tiziana, con la prima promozione alla massima serie, Guan Jian Hua, Paola, Monica, (con due finali scudetto perse), Olga, M. Rita, Ding, Michela, Ganiat, Tressa, Alessandra, Olofunke, Marina, Irina, Jian, Silvia, Rossana… e l’elenco sarebbe troppo lungo.
Oggi celebriamo un risultato che sarà ricordato per tanti anni ( lo scudetto del ’90 dei nostri fratelli Marcozzi è ancora ben vivo) ; Tania Plaian, Andreea Dragoman, Offiong Edem, hanno scritto una pagina che resterà indelebile nella storia della Quattro Mori e del pongismo sardo e italiano.
In panchina? Stefano, il cognome non è cambiato.
